Finalmente online gli scatti della collezione S/S 2011 firmata da Antonio Diaconale per Boro.
"Boro" sta per borotalco - la magica polvere bianca usata impropriamente negli anni ‘60 dai Soul Boys, che la spargevano sul dancefloor per scivolare meglio sulle note -
Questo brand e tutto il concept che lo compone nascono nel 2008 dall’impulso creativo di Antonio e dalle capacità imprenditoriali di Fulvio Sorbino, tutta la produzione è rigorosamente Made in Italy. L’ idea di partenza è quella di linguaggio estetico basato sulla semplicità ad alto impatto visivo e ad una grande ricerca di stile. Oggi Rossella e Valeria faranno quattro chiacchiere con Antonio sulla nuova collezione:
"Boro" sta per borotalco - la magica polvere bianca usata impropriamente negli anni ‘60 dai Soul Boys, che la spargevano sul dancefloor per scivolare meglio sulle note -
Questo brand e tutto il concept che lo compone nascono nel 2008 dall’impulso creativo di Antonio e dalle capacità imprenditoriali di Fulvio Sorbino, tutta la produzione è rigorosamente Made in Italy. L’ idea di partenza è quella di linguaggio estetico basato sulla semplicità ad alto impatto visivo e ad una grande ricerca di stile. Oggi Rossella e Valeria faranno quattro chiacchiere con Antonio sulla nuova collezione:
Dopo la precedente collezione in cui intervenivi rivisitando le immagini di personaggi culto del filone pop televisivo di fine anni 80’, sei tornato alle illustrazioni spontanee e immediate delle prime collezioni, come mai?
Bhe sai… è un processo abbastanza inconscio ma in fondo naturale. Cambiano le ispirazioni, i concetti, le mie curiosità, gli argomenti che mi affascinano… diciamo le “energie esterne” che ti portano ad evolverti.
Però, allo stesso tempo, anche il linguaggio con cui esprimo questi stimoli, in maniera inconscia è sempre lo stesso: una linea, una fotografia, un’ispirazione musicale… sono portato a tradurle in grafiche per l’abbigliamento probabilmente dall’istinto !
La nuova collezione S/S a chi si rivolge?
La collezione spring summer 2011 si divide in 3 serie: basic, space series e dj’s series. La basic è legata alle mie origini: grafiche spontanee, colorate. Il primo approccio che ho avuto quando è iniziato il progetto, che in parte è rimasto invariato.
La dj’s series invece è una sorta di remix estetico: tradurre nel linguaggio BORO le suggestioni di alcuni esponenti dell’underground della club culture un mondo al quale sono legato in maniera viscerale.
La space series gioca con immagini fotografiche, incentrate sui misteri, spirituali o inquietanti, dello spazio, anticipando in parte il nuovo concept e il nuovo mood grafico che si sara’ alla base delle collezioni future.
Se devo dirti la verità può suonare strano ma non è affatto facile per me immaginare chi indosserà poi questi capi forse proprio perché, come ti dicevo il processo creativo per me è qualcosa di estremamente istintivo, senza ragionamenti legati a termini come target, marketing.
Di certo c’è una maggiore ricerca e molto meno immediatezza in questo concept e questo probabilmente alzerà un po’ l’età media di chi può gradire questo tipo di grafiche… e il tipo di subculture che le hanno generate.
Il fatto che la t-shirt sia un capo unisex è un vantaggio o un limite?
I tagli delle tees che ho scelto quest’anno sono nuovi per me e decisamente unisex: affianco alla tee tradizionale, ci sarà un taglio largo ed un altro taglio con la manica a pipistrello.
In realtà anche in questo caso è stata una scelta è arrivata cosi per caso, ho fatto provare un modello ad un amico e notavo che… anche se era largo poteva andare!
E per quanto riguarda l’essere unisex… non credo sia un limite, anzi sta tutto nel modo in cui un capo è indossato…l a stessa t-shirt può apparire sia super femminile che molto maschile e questa versatilità dello stesso capo è una scelta voluta!
Anche leggendo la tua bio quello che esce fuori è un’immagine di artista totale: illustratore, grafico, stilista e dj. Negli scatti della nuova collezione ci sono dei riferimenti alla musica : dj, etichette discografiche, etc… raccontaci come nascono queste collaborazioni e quale posto ha la musica nel tuo processo creativo.
Bhe innanzitutto “artista” credo sia un termine che, molto modestamente, mi appartiene poco, anche se non nascondo che sia una mia ambizione…ma il processo di maturazione creativa per esserlo… credo sia ancora davvero lungo, per me.
Nel mio universo comunque la musica è sicuramente centrale, fondamentale sia nella fase creativa che in quella legata alla ricerca.
E questo non solo perché spesso rivesto il ruolo di dj ma perché la musica ha una caratteristica sia favolosa che spaventosa, quella di essere un contenitore esplosivo di vicende, modi di essere, di fare, di pensare, di esprimersi, di approcciarsi al mondo ... etiche ed estetiche che inevitabilmente mi rimbalzano contro e le assorbo.
Allora succede che da un lato questo diventi un’ispirazione inconscia, dall’altro sia un terreno fertile di confronto tra linguaggi e codici… come ad esempio con la dj series di questa collezione.
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