Sostenere e tutelare l’originalità e l’unicità delle creazioni nate e cresciute in una realtà difficile come quella italiana o ancora peggio napoletana dovrebbe essere una delle priorità di chiunque provi a portare sul mercato la differenza, la “moda” intesa come volontà di espressione ed emozione creativa.
Capisco che con il falso si possano realizzare piccoli grandi sogni, una 2.55 Chanel media in agnello costa all’incirca €1980, mi rendo conto che pagare una borsa praticamente “identica” pochi spiccioli possa far gola a chiunque sia di bocca buona e alla ricerca “dell’effetto estetico”… mi domando però che senso possa avere duplicare gli accessori di una linea che porta nel nome il suo prezzo sul mercato ”Cheap Industry”. Il plagio va a sminuire il lavoro e la dedizione con cui gente come noi e tanti altri che cercano di interagire con i propri acquirenti, interrompendo e minando il discorso-rapporto portato avanti con le nostre creazioni. Già all’inizio di quest’anno camminando per Corso Umberto ci siamo trovate faccia a faccia con cloni delle magliette disegnate da conoscenti e amici poco tempo fa, ma un conto è trovare una maglietta copiata nei negoziacci del rettifilo, altro è quando il clone lo trovi nella boutique fintoindipendente. Le persone senza scrupoli e senza idee fanno più paura dei cinesi, il bello è che mi hanno anche detto che lo fanno “Per fare largo ai giovani”!